olio \ acrilici \ acquerelli \ disegni
Un urlo liberatorio sancisce una nuova vita. Il domani inizia oggi.
Tutto ciò che è iniziato da un abbraccio d'Amore si trasforma in vita per tornare un abbraccio d'Amore, il domani inizia, esattamente, oggi.
Natura multiforme: materia e spirito. Spogliare l'anima e sfogliarla come fosse un libro di segreti, come fosse un mosaico di cui ogni frammento è determinante.
Sul libro brani di "Donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkola Estés
Come una randagia che non cerca e non vuole ricevere nulla.
Senza padroni. Senza confini. Senza meta. Senza catena. Senza sintomi di insofferenza.
La brezza di questo mare ti vestirà di un sogno agognato che hai sempre meritato lasciandoti incredula e frastornata, ebbra di ciò che non avevi ancora vissuto.
Tutto cambia, come cambia il mare, come tutto cambia.
Il senso di vuoto mi risucchia mentre sono già immersa nel freddo di frasi già ascoltate.
Sono per terra, con le spalle al muro, un muro gelido di ciò che non è mai stato e mai sarà. Nell'attesa che senta la porta chiudersi sbiadisco senza opporre alcuna resistenza, nessuna domanda, nessuna pretesa.
Dolcezza sfacciata, durezza celata. Raccolgo lacrime e petali, non voglio esser sola.
Foglie di bambù \ Oro \ Arancio \ Blu \ Vorrei essere Zen, non sempre ci riesco.
E poi… finalmente il mare! Ho voglia di colorarmi tra le onde. Mi cambio qui tanto nessuno mi vede...
Vocio in lontananza \ Torpore nelle gambe e nelle braccia \ La mente si assenta… Arriva la penichella… Ma… dove siete finiti tutti?
Osservo nell’ombra. Nulla mi sfugge. Le bandierine, mie amiche, mi guidano.
Sono il guardiano di questi vicoli misteriosi, il custode dei loro segreti edificanti ma, anche, di quelli inconfessabili. Chiedete a me!
Verrà il tramonto \ Con il suo fresco \ Verrà la notte \ Con il suo silenzio \ Verrà la morte \ Senza avere i miei occhi.
Vento che culla cotoni colorati, come fossero onde incerte se arrivare ad infrangersi su uno scoglio che ancora non vedono, mentre i fari vigilano severi, forti della loro autorevolezza.
Ciò che sento \ Diverge dalla vostra ingannevole vista \ Un muro di pietra
Corazza insormontabile \ Mi tutela \ Dalla vostra cecità.
Non si dovrebbe recintare il cielo, non sarebbe onesto farlo ma, a volte, limitando lo spazio in cui muoversi, appare la bellezza che, inesorabilmente, sfugge. Nella dispersione ci si confonde, ci si perde, quasi la vita fosse tutta sempre univoca, meravigliosamente estasiante o tremendamente noiosa, asseconda delle età del cuore.
Nessuno violenti \ Chicchesìa \ Vedette e custodi \ Se necessario \ Gendarmi
Sospesa tra l’umana fatica e il divino. Tramite tra la barbarie e la bellezza assoluta.
Ben venga ciò che ci avvicina al cielo!
Questo crudo silenzio mi rende ancora più vulnerabile, appesantisce le mie ali che, con dolore, mi richiamano al pavimento gelido e, da questo, sarà impossibile librarsi in volo.
Non ho più fame di me!
Statica attesa. Aspetto, inerme, che accada qualcosa o qualcuno. Avverto il freddo senza riuscire più a capire se venga da fuori o da dentro me.
La notte avvolge la città. Ancora poche luci. Questo è l'attimo in cui mi sembra di poter dominare il silenzio che ho dentro.
Chi lotta per essere e chi per continuare a non retrocedere alla casta inferiore. Tutti senza apparire sorpassati, sempre in abiti conformi alla modernità e al progresso.
Il futuro è già guerra!
Farah, appena entrata in una enorme stanza con tanti materassi posati per terra uno affianco all'altro, ha guardato una grande cartina geografica affissa al muro e mi ha chiesto "Mamma, dove siamo?". Le ho risposto, posando il dito sulla cartina, "Qui!" e lei, incredula, "Mamma, ma qui non c'è nulla!".
“L’uomo nero era sì nero, ma era anche rosso e anche crociato e, trai tre, l’uomo nero era, sicuramente, il meno ipocrita. Tutti gli uomini erano uguali, erano tutti neri, anche i rossi e i crociati.”
Aspettando che la freccia scocchi.
La corda si tende al massimo e tutto diventa instabile, fuori dal controllo e dal tempo.
Come il giallo seguo la ragione e l’austerità. Nello sguardo di gelo si celano i miei timori.
A volte -come oggi- mi sveglio convinto di trovarti a letto accanto a me e di sentirmi totalmente impreparato a resisterti. Vorrei essere travolto: un umile papavero che, tremante, si oppone alla forza smisurata di un uragano. Ti aspetto gonfiando il petto e trattenendo il respiro ma tu non ci sei mai, diluita in chissà quali altri pensieri, lontana dai miei stoici quattro petali arancioni. Mai.
A volte -come oggi- piango.
Dormi scomposta sul tuo letto giapponese. Osservo i tuoi sandali di mucca sintetica troieggiare con un calippo al gusto limone. Addio mare! Evaporo come aceto.
Sono ciò che sento dentro ed io vivo l’infinito del mare e le radici della terra. Sono gli opposti che si attraggono per aprirmi a nuovi e sconfinati territori da esplorare nelle parti della mia anima a me ancora sconosciute. La dualità, in me, non sarà mai contraddizione.
Non voglio recinti!
Luce che infuoca e stordisce. Su una pietra rovente una lucertola si guarda intorno alla ricerca di una preda ma guardandosi bene le spalle dai gatti. Crudele e vitale catena alimentare.
Senza seguire un sentiero. Perdersi. Vagando su un fondo sconnesso. Dove non potersi autocommiserare. Perché l'equilibrio è già un traguardo.
Crudele e vitale catena alimentare in cui tanta bellezza può solo trasformarsi in altra forma preservando il rumore del vento torrido nei campi.
I miei colori sono i frutti della vita.
Chi accoglie e chi è accolto.
Nulla ci separa, nemmeno questo mare.
Nulla, tranne l'umanità!
Chi accoglie e chi è accolto.
Non si vantano crediti.
Nessun debito da saldare.
Nella lenta attesa dei venti del nord sfiorisce la vita. Sfumano i colori e si accumulano riserve dei doni estivi della terra perché il ricordo di un po' di sole, almeno l'indispensabile, ci renda meno lungo il tempo tra il tramonto e l'alba.
Il verde ricopre ciò che un tempo era prezioso. Riaffiorano i sassi ed una malinconica chiusura in noi stessi. Di fuori un cane abbaia a qualcuno che non c'è se non nei suoi istinti.
L'assordante verso delle cicale, nascoste in un rigoglioso tappeto di oro, accompagna il lento calare del sole e il silenzio che verrà.
A volte - come oggi - mi sveglio convinto di trovarti a letto accanto a me e di sentirmi totalmente impreparato a resisterti. Vorrei essere travolto: un umile papavero che, tremante, si oppone alla forza smisurata di un uragano. Ti aspetto gonfiando il petto e trattenendo il respiro ma tu non ci sei mai, diluita in chissà quali altri pensieri, lontana dai miei stoici quattro petali arancioni. Mai. A volte - come oggi - piango.
Una notte blu, parole e pensieri, anima nel buio.
Pianto di vita, dolce amaro salato, luce di vita.
Il sole mi guarda \ Tutto torna al suo posto \ Eccomi, sono qua!
© Agnese Bruno \ copy Roberto Gammarrota
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